CIAO ALESSANDRO

Abbiamo sperato, abbiamo pregato, abbiamo atteso. Ma la vita di Alessandro era legata ad un filo, ad un alito di vita che è sfumato per ricongiungersi con la Vita di Dio, che ora lo abbraccia.

E ora noi - prima di tutto la sua famiglia, poi i suoi compagni di classe, i suoi amici, i suoi professori - siamo smarriti e cerchiamo quel respiro che ci permetta di proseguire il nostro cammino in questi giorni di grande fatica.

Ci siamo ritrovati a pregare domenica e lunedì - e lo faremo ancora - perché consapevoli che solo l’abbraccio di Dio poteva dare fiato al nostro dolore. E sono stati momenti molto forti e importanti, bellissimi, perché tutti - ragazzi e adulti - abbiamo rimesso al centro l’Essenziale, abbiamo messo Alessandro nella mani di Dio, chiedendogli aiuto, sapienza, coraggio… anche una risposta, addirittura un miracolo.

Come ha detto don Massimo lunedì sera, mentre pregavamo assieme per Alessandro, Dio non sempre esaudisce le nostre preghiere. Ma mantiene le sue promesse. Sempre. E ha mantenuto la promessa fatta ad Alessandro, anche se noi non siamo capaci di capirla, di coglierne il senso e il fine.

 Ora, per noi, è il tempo delle lacrime e dell’abbraccio. È tempo di stare vicini, di non perdersi di vista, di comprendere il dolore proprio e dell’altro, che si esprime per tutti in modo personale e unico. È tempo di mantenere lo sguardo fisso al Cielo, per ricevere quello Spirito, che ha sollevato e portato con sé Alessandro, perché rimanga nella Vita definitiva. Non servono molte parole: le lacrime e gli abbracci si condividono meglio nel silenzio affettuoso.

 Poi verrà il tempo del ricordo, che sarà anche e soprattutto tempo di gratitudine per la persona di Alessandro, per i giorni che abbiamo goduto assieme a lui, per la sua compagnia, per il suo essere perfettamente adolescente, con tutte le bellezze e le stravaganze di un diciassettenne. Questa gratitudine ci aiuterà a riacquistare il sorriso e ci insegnerà non a rammaricarci per quello che Alessandro non ha potuto fare e godere, ma a ringraziare per il bene che ha portato a tutti noi. Il pensiero del bene non crea tristezza, ma apre al sorriso e alla speranza.

 E quindi arriverà - in modo naturale - il tempo dell’impegno e della responsabilità, il tempo della riflessione e della saggezza, per arrivare al «succo della storia», per arrivare a capire il senso della vita così breve di Alessandro, farlo nostro e renderlo fecondo: sarà questo il modo concreto per non dimenticare il nostro alunno, il nostro amico, il nostro compagno di classe, nostro figlio e continuare il tempo della vita che ci è data in dono.

 

Luca Piccolo

Preside