“I Persiani” di Eschilo

SPETTACOLI

6 Maggio - ore 18:30 P.zza Maggiore - Este

19 Maggio - Palazzolo Acreide (SR) ore 10:30 XXVII Festival Teatro Classico Giovani

28 Maggio - Musei Civici Eremitani (PD) ore 18:30 XXXV Rassegna Teatro Classico

5 Giugno - Palazzo Moroni , Municipio - (PD) ore 18:30

8 Giugno - Liceo Classico Tito Livio ore 18:30

11 Giugno - Montegrotto Terme - Via degli Scavi ore 19:30

“I Persiani” di Eschilo è un’opera tragica impegnativa che, nonostante la sua “età” (è la più antica tragedia conservataci integra e risalente al 472 a.C.), ha ancora molto da dire alle generazioni di oggi, in particolare ai giovani: un monito contro la guerra, una scelta di tolleranza verso il nemico, una difesa dell’uomo giusto e consapevole di sé. Ne “I Persiani”, infatti, non traspare alcun disprezzo per i nemici vinti né vi è alcuna rabbia per la sconfitta subita. In Eschilo sono invece presenti misuratezza e forte religiosità. La vittoria dei Greci è frutto del loro valore, ma anche del favore di Dike (la giustizia) e di Zeus, sotto la cui protezione hanno combattuto, affidandosi alla forza della libertà e della giustizia contro la prepotenza e l’arroganza di un uomo (Serse) che si paragona a un dio. La lezione della tragedia è quanto mai attuale dopo questi anni difficili: l’orgoglio e il vanto non possono salvare né redimere l’Uomo. La condizione umana sembra essere segnata dalla sofferenza, ma attraverso il processo del dolore, l’uomo matura la propria conoscenza (πάθει μάθος, imparare attraverso la sofferenza): egli acquisisce consapevolezza di una “norma alta” che governa il mondo e che a volte trama contro di lui, colpendolo alle spalle e impedendogli la possibilità di riscatto. Ancora una volta il teatro “agito” e vissuto dall’interno, non solo sui testi scolastici, insegna ai ragazzi del nostro liceo il significato più profondo dell’apprendimento, che non può consistere nella sola memorizzazione di un sapere assoluto e il più vasto possibile, ma nella creazione di capacità critica e di pensiero autonomo. Vivere l’esperienza del laboratorio di teatro classico è anche questo. 

Bruna Mozzi

La tragedia “I Persiani” s’incentra sulla devastante invasione dell’Ellade da parte dell’esercito persiano. Ovunque saccheggi, eccidi, profanazioni, stupri. Da tempo i satrapi persiani sono irrefrenabili con la loro corruzione si comprano, con l’oro, delatori e fazioni filopersiane: è il modus operandi della sottile e accorta diplomazia persiana. La marcia delle fulgenti truppe di terra è inoltre affiancata da una potente flotta. Giunti ad Atene, sull’Acropoli I Persiani fanno ludibrio del Partenone, il simbolo intoccabile e sacro dei Greci … che a loro volta però non si perdono d’animo e studiano tutte le strategie possibili per fronteggiare il tracotante invasore, il barbaros. Con grande spirito di resistenza i Greci riescono a bloccare l’esercito dei barbaroi. Platea, Salamina, Atene assurgono ad emblema di una vittoria schiacciante sulla tracotante superbia. Vittoria, prima di tutto, della Giustizia -Dike- sulla Hybris, la tracotanza appunto … oltre ovviamente degli Elleni sui Persiani. Chi meglio di Eschilo poteva elaborare un’opera così altamente tragica, densa di valori universali ed eterni, giustizia e pace, se non egli stesso che fu combattente a Salamina contro Serse, nel 480-479 a.C., e a Maratona contro Dario nel 490? Egli può stigmatizzare le nefandezze delle guerre, da qualsiasi parte esse vengano. Questa di Eschilo è un’opera di sublime elogio per gli Elleni, anche se è raccontata solo la catastrofe dei Persiani. Donne e vecchi e fedeli del re persiano piangono ascoltando il resoconto dei messaggeri, provenienti dai campi di battaglia. Piangono e vedono, attraverso il racconto, il mare di sangue e le distese di corpi uccisi. Il re Serse stravolto e cencioso, riesce a tornare in patria, ma l’annientamento è totale: ha trionfato la Giustizia - Dike- sulla Hybris - la sopraffazione. Eschilo procede con una lineare e realistica narrazione dei fatti, un puro racconto epico che produce una vera tragedia e fa emergere chiaro che è solo polemos, la tracotanza, la guerra, il padre della rovina umana sia degli uni sia degli altri: ... ed emerge il mostro, l’osceno diabolos, la Hybris che è dentro ogni uomo. I Persiani sono un’opera di forte tensione. Nulla succede, nel dipanarsi dell’azione scenica, ma è raccontato un puro fatto storico e tragico, che il poeta sublima a mito, suscitando speranze, accendendo il fuoco delle riflessioni, conducendo alla catarsi, che è il fine primario della tragedia antica: l’uomo deve purificarsi per non giungere all’autodistruzione ... e la tracotante armata persiana ne è l’emblema per eccellenza. L’opera, andata in scena nel 476 a.C., con la coregia di Pericle, è la più antica a noi pervenuta e contiene tutti i canoni della tragedia, che è rito, sacra ritualità dell’evento teatro… una “messa laica”. Tutto ciò accadeva 2500 anni fa, ma se poniamo l’attenzione ai nostri tempi purtroppo nulla è cambiato. L’uomo non vuole capire, non cambia, continua, con tracotanza ignoranza a non ascoltare la profondità dell’Historia magistra vitae: ed è catastrofe. La drammaticità del racconto è evidenziata con la dominante del nero mentre il rilucente oro - simbolo di ricchezza e corruzione – è ridotto alla dimensione di quasi ruggine disumanizzante. Il rosso sangue appare ovunque. Un grande ringraziamento ai giovani interpreti che sono veramente entrati con ammirevole sintonia ed entusiasmo con l’alto messaggio eschileo e le sue implicazioni culturali ed etiche. “Voi giovani interpreti potete essere autori di salvezza e … fuoco di Prometeo” 

Filippo Crispo

Allegati

I Persiani.pdf