Ciao, Giulia

Oggi è il tempo del silenzio, del rispetto commosso per la tragedia che ha straziato una famiglia, che ci ha lasciati sgomenti come persone e comunità scolastica… è il tempo, per chi vuole, della preghiera.

 Sarà necessario e importante, poi, riflettere e prendere coscienza di una piaga e di un problema che devono essere affrontati.

Ma fin da ora mi preme, cari ragazzi, lanciarvi un invito molto semplice ma altrettanto forte.

 Vivete la scuola e ciò che imparate al Tito Livio come il tesoro prezioso che vi fa diventare donne e uomini di valore, capaci solo di bene: Giulia lo aveva capito da subito e gustava in profondità la bellezza di stare a scuola per imparare.

 Ciò che studiate vi educa alla bellezza, al rispetto, all’amore come dono di sé.

Mai la scuola insegna la tracotanza, il dominio, il possesso esclusivo, la violenza, la discriminazione…

 Ogni giorno, invece, studiando ed insegnando, noi costruiamo la nostra umanità, la nostra grandezza, togliendo un po’ alla volta quelle incrostazioni di male, di rabbia e di violenza che - purtroppo - si annidano nel nostro animo e che è necessario saper vincere.

E questa guerra contro l’insensatezza, la brutalità, il senso di superiorità del maschio sulle donne, l’incapacità di dominarsi è possibile vincere soprattutto con la cultura che - voi, ragazzi che siete al Tito Livio lo dimostrate - è intramontabile, immortale, travalica tempi e civiltà.

È la cultura, lo studio appassionato della bellezza dell’umanità e del suo pensiero che costruiscono il mondo nella solidarietà, nel rispetto per l’altro, nella fratellanza oltre ogni confine.

La cultura vince il vizio del possesso esclusivo, che uccide l’amore, mentre l’amore è vita donata: per essenza, infatti, la cultura più è condivisa e più cresce, come l’amore. Se l’amore è possesso, si chiama morte. E la cultura non insegna questo.

 

Proviamo ad impegnarci, come docenti, come studenti, assieme, in nome di Giulia e del suo sorriso.

Il vostro preside