10. Il Ginnasio Comunale di Padova

Infatti si giunse, il 24 aprile 1817, alla consueta cerimonia di primavera, svoltasi nella Sala delle Accademie, dove tenne la “Prolusione delli Studj” il Prof. Franceschinis, nella sua perdurante qualità di Prefetto degli Studj del Collegio. Qualche tempo dopo, nei giorni 12, 13 e 14 maggio 1817, si svolsero gli esami, alla presenza dell’Ispettore della Pubblica Istruzione Pimbiolo degli Engelfreddi. 

 Ma, nel frattempo, l’Ingegner Boni aveva ultimato i rilievi dei locali di Santo Stefano e aveva anche redatto un primo progetto di loro ristrutturazione per sede di liceo convitto di duecento allievi, ma in genere di tutte le attività che ancora si trovavano a Santa Giustina, quindi non solo il Collegio (con Convitto) e il Ginnasio Comunale, ma anche la Sezione Centrale di Padova dell’I.R. Istituto Italiano di Scienze, Lettere ed Arti, la Biblioteca di Santa Giustina e l’alloggio del Bibliotecario. Senza che nulla mancasse a quanto gli allievi avevano sino ad allora: una nuova “Sala delle Accademie”, nonché spazi in cui recitare (Teatro), danzare, tirare di scherma e persino cavalcare. Insomma: Santo Stefano come una nuova Santa Giustina, sia pure in miniatura!

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Figura 40. Catasto Napoleonico (1813) aggiornato al 1817, Sezione XII (San Francesco), particolare della zona di Santo Stefano (numeri 605 e 398).

Ed è perciò giunto il momento di prendere visione di com’era nel 1817 l’area così familiare all’attuale scuola, rivedendo il già citato Catasto Napoleonico, all’epoca ancora in vigore, ma stavolta per quanto riguarda la Sezione XII, relativa a “San Francesco”, e precisamente la parte nord-occidentale di essa, che comprende l’isolato contornato dal “Canale di San Nicolò” (risalente dal Ponte delle Torricelle) e dalla prospiciente “Riviera del Carbón” (entrambi corrispondenti all’attuale Riviera Tito Livio), dal Ponte di San Lorenzo e dalla Contrada di San Lorenzo (entrambi all’attuale Via San Francesco), dalla “Contrada del Santo” (attuale Via del Santo) e infine dalla “Contrada delle Noghère” (attuale Via G. Stampa). I due soli numeri utili del Catasto erano il 605 (corrispondente al “Palazzo di Giustizia”, che si estende a tutte le zone rosse cioè edificate, e bianche cioè scoperte, prive di altri numeri) e il 398 (che si estende a tutta la zona verde cioè coltivata, priva di altri numeri, classificata come “Giardino” in “Contrada Rovina”). Questo era il “terreno” di Santo Stefano, su cui doveva cimentarsi l’In-gegner Boni con il suo progetto. E questo è solo il piano terra del complesso che egli ideò, nel suo stato da conservarsi (in nero), da demolirsi (in giallo) e da costruirsi (in rosso), operazioni entrambe che erano da farsi ancora il 20 ottobre 1820, cioè a Ginnasio ormai Statale e insediato a Santo Stefano. Un progetto piuttosto ambizioso. Così si espresse Boni 

 nella lettera inviata a Tornieri l’11 luglio 1817:

Figura 41 A+B. Progetto 1820 di riadattamento del piano terreno di Santo Stefano a uso esclusivo del Collegio e del Ginnasio di Padova.

“Non sì facilmente si palesava la maniera di economicamente combinare quanto ad un sì grandioso Istituto [il Collegio e il Ginnasio] occorre per decente e comodo alloggio [le “Camerate”], per lo studio [le “Scuole”] [entrambe prospicienti il Chiostro], per gli usi religiosi, per le ricreazioni [cioè l’attuale complesso della Palestra Nuova, della zona d’accesso delle autovetture, dell’Ala Orientale (Scala “T. Livio”) e del Cortile della Palestra Vecchia, al quale accedere attraverso l’”Atrio” cioè l’attuale Presidenza, e pensate come divise per classi di età da spalliere di verde], li depositi, adiacenze, e per quei Esercizi Cavallereschi [la “Scuola di Scherma” cioè l’attuale Segreteria Didattica, e la “Cavallerizza” cioè l’attuale complesso dell’Ala Meridionale (Scala “Mameli”) e del Cortile prospiciente Via G. Stampa], e declamatori, nei quali coltivar devesi la gioventù. […] ritengo cosa più facile, e più intelligente quella di riportare sifatta essenziale conoscenza all’esame dei disegni, che formano principal corredo del progetto [...]. Si comprenderà di leggervi ch’era d’uopo al soppresso Tempio [la Chiesa di Santo Stefano, in fondo a destra] altro erigerne dalle fondazioni, per ricavare da quel vecchio recinto più comodi indispensabili, pei quali nessun altra parte offriva opportunità, fra quali nel pian terreno la sala delle prolusioni [la Se-de di Padova dell’I.R. Istituto Italiano e la “Biblioteca” di Santa Giustina, compresi gli “scaffali” ora presenti nell’Archivio Antico del Bo], e sopra quella del convitto [la “Sala delle Accademie” del Collegio] […] Così il teatro si erige in luogo opportunissimo all’accesso degli alunni, e separato dai spettatori, che vi concorressero, si troverà diviso in tre ringhiere, e convenientemente grande. Coll’ampliazione della fabbrica sulle vecchie fondazioni alla parte della Riviera si conseguisce la Cavallerizza in tre parti divisa, cioè due scoperte, una coperta, e così potranno aver luogo anche nella malignità dei giorni; presso d’essa avvi la scuderia, rimessa, ed ogni altro luogo di servigio.” 

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Figura 42. “Prospetto della Cavallerizza”. Come sarebbe stata vista dalla finestra dell’attuale Presidenza.

 Perciò questo avrebbe dovuto vedere come sfondo chi, uscendo dal Chiostro attraverso l’”Atrio”, si fosse affacciato nello spazio delle “Ricreazioni” (cioè ora dalla finestra della Presidenza): il “Prospetto della Cavallerizza” (coperta), tra la “Rimessa” a sinistra (a est) e la “Stanza pel Cocchiere” a destra (a ovest). Ma è altrettanto chiaro che Tornieri e de Goëss non potevano trovare il progetto che troppo dispendioso, in particolare quello relativo alla ricostruzio-ne integrale della chiesa. Alla fine fu tutto demandato alle valutazioni di una commissione da far pervenire entro il 1817. 

Nel frattempo, nell’autentica Santa Giustina, il 16 agosto 1817 si svolse nella Sala delle Accademie la cerimonia della distribuzione dei premi, preceduta da un discorso di Visentini, Vice Prefetto degli Studi. I premi (sempre in medaglie) furono poi distribuiti agli allievi dal Regio Delegato Provinciale Tornieri, nonché dal Podestà Venturini. 

Ma poco dopo, tra la fine dell’agosto e l’inizio del settembre 1817, fu bandita l’asta per i lavori a San Gaetano. E anche dal punto di vista normativo il Governo Veneto emanava, il 5 settembre 1817, la circolare applicativa della Sovrana Risoluzione del 9 novembre 1816 relativa al-l’Organizzazione dei Licei nelle Provincie Venete. Essa stabiliva che i Licei erano ristretti in Veneto alle sole città di Venezia e Verona (con Convitto) e di Vicenza e Udine (senza Convitto). Con l’implicita soppressione anche del Liceo di Treviso. I Licei erano definiti “istituti di filosofia” perché gli “studi di filosofia” sarebbero stati organizzati come nell’altrimenti obbligatoria Facoltà di Filosofia delle Università di Pavia e di Padova. E perciò, dato che nell’Università di Padova lo “studio della filosofia” copriva i primi tre anni, comuni, dei corsi di laurea, la medesima durata del corso avrebbero dovuto avere, dal 15 ottobre 1817, anche i Licei del Veneto. Esattamente come succede tuttora per il “triennio liceale” del Ginnasio-Liceo cioè del Liceo Classico. Venivano abrogati infine gli esami d’ammissione al Liceo ossia sarebbe bastato da allora in poi l’esame finale del Ginnasio (soppresso solo il 20 gennaio 1969). Il 24 settembre 1817 il Governo Veneto annunciò infine la data d’inizio, 15 ottobre, e di fine, 15 agosto, del-l’anno scolastico, tanto per l’Università quanto per i Licei suddetti, con le nuove norme in vigore per entrambi, confermando che nell’Università di Padova avrebbe avuto “luogo il corso completo degli Studi Teologici, Legali-Politici, Medico-Chirurgici, e Filosofico-Matematici.”

Nel frattempo iniziava l’anno scolastico pure per il Collegio di Santa Giustina e in esso per il Ginnasio Comunale di Padova. Nell’autunno del 1817 si ebbe l’arrivo a Santa Giustina di Luigi Vettorazzo, anch’egli, come Cerchiari, del clero secolare di Padova, quale nuovo Maestro di Grammatica, destinato a divenire il terzo docente più “anziano” del Ginnasio al momento del suo trasferimento a Santo Stefano. Pertanto a quell’epoca prestavano già servizio a Santa Giustina i seguenti personaggi che si sarebbero trasferiti poi a Santo Stefano: 

- Antonio Macconcini (ex-Somasco), Rettore del Collegio

- Filippo Manganotti (ex-Somasco), Vicerettore del Collegio

- Antonio Visentini (ex-Somasco), Viceprefetto degli Studi

- Giovanni Taldo (prete secolare, già maestro di Seminario), Maestro di Retorica

- Giovanni Cerchiari (prete secolare di Padova), Maestro di Grammatica “anziano”

- Luigi Vettorazzo (prete secolare di Padova), Maestro di Grammatica “di recente acquisizione”.

Nel frattempo, tra il 19 ottobre e il 31 dicembre 1817, si svolsero i lavori di riadattamento dei locali di San Gaetano e perciò nel corso dell’inverno del 1818 il Tribunale poté esser lì traslocato da Santo Stefano, dove si rendevano perciò possibili analoghi lavori di ristrutturazione per la nuova destinazione d’uso, cioè per la Pubblica Istruzione. Quali erano state allora le conclusioni della commissione per il progetto definitivo su Santo Stefano? Proprio per via della mancanza non solo di soldi, ma anche di tempo, si era arrivati, già entro il dicembre 1817, alla decisione di evitare la costruzione sia del Teatro, sia della nuova “Chiesa”, a ridimensionare la Cavallerizza e soprattutto a non trasferire più a Santo Stefano né la Sezione Centrale di Padova dell’I.R. Istituto Italiano, né la Biblioteca di Santa Giustina. In positivo, si sarebbe solo riordinato il piano terra per renderlo accessibile al Ginnasio e adattato il piano superiore per ospitare cento allievi del Collegio. I sogni avevano finito per cedere il posto alla realtà cioè al-l’urgenza del trasloco e perciò alla velocità nei lavori.

Durante quell’inverno, il 3 gennaio 1818, Francesco I emise una Patente con cui nominava lo stesso suo fratello citato, l’Arciduca d’Austria Ranieri d’Asburgo, a nuovo Viceré Lombardo-Veneto. Dato il lungo periodo di esercizio di tale carica, egli avrebbe avuto modo di conoscere fin troppo la tempra del ragazzino incontrato nel 1816 a Santa Giustina. Qui nello stesso giorno, invece, arrivarono gli altri due Maestri destinati poi a trasferirsi anch’essi a Santo Stefano: entrambi Maestri del Seminario di Padova, essi erano Giuseppe Marchiori e Giovanni Salva-gnini, per assumere l’uno l’insegnamento della Grammatica Superiore e l’altro di quella Inferiore. Si profilava così una presenza incisiva di preti secolari, soprattutto di Padova e riferiti al Seminario, nel corpo docente del Ginnasio Comunale, di contro a quella, un tempo esclusiva, di ex-Somaschi o comunque di ex-regolari, ristretti ormai ai vertici del Collegio. Per il resto, la vita di quest’ultimo continuò nel modo consueto, sempre al centro dell’attenzione del mondo militare. Così Fiandrini annotò al 27 gennaio 1818 la presenza nel Teatro del Collegio dello stesso generale Lattermann e al 6 marzo 1818 la visita senza preavviso del Collegio da parte dello stesso Arciduca d’Austria Ferdinando Carlo d’Austria-Este, Comandante Generale in Ungheria.

Nel frattempo a Santo Stefano si era concluso, tra la fine del gennaio e l’inizio del febbraio 1818, il capitolato d’appalto dei lavori e il 17 marzo 1818 si aprì l’asta per aggiudicare l’appal-to. 

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 Per tutto questo, testi e immagini, cfr. P. VALGIMIGLI, L’ex Monastero …, cit., pp. 56-60.