12. L’Imperial Regio Ginnasio a Santo Stefano in Padova (1819-1851)

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Figura 47. Giuseppe Bernardi Prefetto del- ‐ l’I.R. Ginnasio di Santo Stefano a Padova (1819- ‐1851).

Chi era Giuseppe Bernardi? Egli era nato a Lusia (in provincia di Rovigo) il 14 settembre 1788. Entrato nel Seminario di Padova l’8 settembre 1800, era divenuto lì insegnante di Grammatica Inferiore nel 1815, assumendo pure dal 1817 la Direzione della Tipografia del Se-minario stesso, lasciato poi nel 1820. Quando, nel 1819, assunse la guida del neonato I.R. Ginnasio di Santo Stefano, egli aveva dunque appena 30 anni. Quando, morendo, la lasciò, il 12 luglio 1851, ne avrebbe avuto 62. Ossia egli avrebbe trascorso la maggior parte della sua stessa vita come “Preside” dell’attuale “Tito Livio”. Nella sua lunga attività egli stabilì un’effettiva indipendenza del Ginnasio ormai statale dal Collegio privato nel quale era sorto e che poco tempo dopo fu soppresso, portò il Ginnasio stesso a un sempre maggior numero d’iscritti, ne accompagnò la storia durante i decenni effervescenti del primo Risorgimento e lo condusse alla sua trasformazione dal Ginnasio al Ginnasio Liceale ossia dai sei agli otto anni di corso. Bernardi però non fu solo il Prefetto del Ginnasio, bensì anche un pedagogista che radicava le proprie idee in una cultura scientifica, psicologica e prima ancora neurologica, che gli valse la sua entrata prima del 1825 come Socio Attivo della Classe Matematica nella Cesarea-Regia Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Padova, in cui assunse un ruolo sempre più attivo nei decenni successivi, contribuendo, già prima del 1848, al Risorgimento, partecipando sin dal-l’inizio ai Congressi degli Scienziati Italiani e persino organizzando quello di Padova nel 1842. Ma ben prima egli strinse una serie di amicizie personali anche qui assai feconde per lo stesso Risorgimento. Per esempio diventò di buon’ora amico del figlio di Vincenzo Dandolo, cioè del cattolico liberale Tullio (1801-1870), di cui seguì la formazione dei figli Enrico (1827-1849) ed Emilio (1830-1859), gli eroi del Risorgimento italiano, già dal tempo di vita della loro madre, Giulietta Bargnani, morta già il 31 luglio 1835. Così, a commento di una lettera di Bernardi del 20 dicembre 1834 in risposta a una richiesta di Giulietta per consigli sul-l’istruzione di tali figli, ebbe poi a scrivere Tullio Dandolo:“Qui succedono annotazioni filosofiche, epperò eminentemente pratiche, d’una straordinaria acutezza intorno l’argomento importantissimo della prima educazione dei fanciulli: chi le scriveva era uno de-gl’ingegni più penetranti, e profondi del nostro tempo in fatto di scienza e sapienza: visse oscuro perché volle così; disamava, disistimava gli uomini nel tempo stesso che cercava d’esser utile ad essi con un calore da apostolo: avverso ad ogni dimostrazione o pubblicazione che avesse a collocarlo in vista, era l’anima del Ginnasio cittadino commesso alla sua direzione, e della illustre accademia di Padova a cui si prestava segretario perpetuo. L’abate Giuseppe Bernardi fu uno di quegli uomini preziosi, rari, mirabili che somiglian miniera d’oro nascosta; felice chi la indovina! È certo d’arricchire in breve tempo, e il mondo lo crede diventato opulento per proprio merito, mentre la maggior parte del suo merito consistette nello aver avuto notizia della miniera, ed essere stato capace di profittarne.” 

Per tali ragioni, Bernardi morì avendo redatto numerosi scritti senza pubblicarli. E quando un ex-allievo, Antonio Brusoni, ne consegnò molti nel 1888 al Museo Civico, vi appose queste parole, che ne animano qui il ritratto:

 “[…] visse sempre come modello esemplare di bontà, di pietà, di cordialità, di disinteresse personale, nello studio e per lo studio. Bello nella persona, non grande, sempre vestito nobilmente, aveva un portamento dignitoso, che incuteva ai giovani rispetto e timore uniti a stima e confidenza; la di lui faccia era sempre sorridente e benevola con tutti; quando voleva imporsi a qualche fanciullo negligente o poco disciplinato, bastava che sollevasse gli occhiali che sempre teneva perché subito il giovinetto rientrasse nella soggezione e nel compito dei suoi doveri.”

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Figura 48. Frontespizio del Catalogo annuale degli allievi dell’I.R. Ginnasio di Padova a Santo Stefano.

Alla sua guida, dunque, l’I.R. Ginnasio di Santo Stefano iniziò e condusse la sua vita per interi decenni. Già nell’a.s. 1819-1820 il Ginnasio aveva ormai 148 allievi (Donadello, 1986, cit., p. 108). E già nel novembre 1819 era stato richiesto all’ingegner Boni il progetto definitivo per l’intero complesso di Santo Stefano. Nel marzo 1820 Bernardi, che doveva già avere, tra i suoi docenti, quello “d’istruzione religiosa” nella persona di Gaetano de Rossi, chiese la riapertura della Chiesa di Santo Stefano ad uso degli allievi del Collegio e del Ginnasio e la ottenne con decreto governativo del 24 marzo 1820. L’ingegner Boni presentò un primo progetto per le opere di più stretta necessità il 10 maggio 1820. A Tornieri successe Johann Baptist Stratico, nominato il 27 giugno 1820 a nuovo Regio Delegato Provinciale e perciò Direttore del Ginnasio di Padova. Macconcini si dichia-rò disposto il 24 luglio 1820 alla manutenzio-ne dell’edificio, una volta però che fossero eseguiti i restauri. Nell’estate del 1820 venne pubblicato il primo numero del Catalogo annuale degli allievi in vista della distribuzione dei premi ai migliori di loro, con cui si concludeva, il 7 settembre, l’anno scolastico. Il titolo degli opuscoli era: Juventus Caesarei Regii Gymnasii Patavini ad Divi Stephani … (vedi R. Donadello, 1986, cit., pp. 118-120). Infine l’in-gegner Boni fece pervenire il progetto definitivo, firmato con la data del 20 ottobre 1820, per la riduzione dell’intero complesso di Santo Stefano “ad uso di Collegio Nobile per cento Convittori e Ginnasio” (P. Valgimigli, cit., pp. 57-58). E nel frattempo veniva finalmente no-minato, il 23 ottobre 1820, il primo Vicedirettore del Ginnasio nella persona di Antonio Callegari (1753-1845). Nell’a.s. 1820-1821 il Ginnasio aveva raggiunto già 233 allievi e aveva un nuovo, secondo, docente di Umanità nella persona di Pietro Costantini. Nel luglio 1821 il Governo Veneto fece richiesta al Regio Delegato Provinciale di trasmettergli gli atti dei lavori già effettuati “per la completa conversione del Convitto di S. Stefano in un Istituto di educazione distinta”. Ma que-st’ultimo stava già presentando ben altri tipi di problemi, dato che già il 10 settembre 1821 Stratico presentò un rapporto al Governo Veneto sul deterioramento del Collegio e sulle proposte in merito (R. Donadello, 1979, cit., p. 16). Nell’a.s. 1821-1822 si ebbe un nuovo Catechista al posto di de Rossi, cioè Domenico Favaro. Ma la situazione per il Collegio peggiorò ancora. E già nell’aprile 1822 gran parte dei suoi locali vennero occupati dalla stessa Regia Delegazione Provinciale (e ora dalla Prefettura) di Pado-va. Infine il Vice Governatore Veneto Del Mayno con dispaccio del 28 giugno 1822 stabilì che il Collegio di Santo Stefano chiudesse le proprie attività per il 15 settembre 1822 (R. Donadello, 1979, cit., p. 16). Già a partire da questa data, dunque, si profilò l’attuale suddivisione degli spazi del complesso di Santo Stefano tra l’attuale Prefettura e l’attuale “Tito Livio”, che vede quest’ultimo occuparne solo la parte del piano terra attorno al Chiostro principale.Restava peraltro la Chiesa di Santo Stefano, ancora in uso al Ginnasio.

Figura 49. Ferdinand von Hingenau, R. Delegato Provinciale dal 1823 al 1824.

Nell’a.s. 1822-1823 essa ricevette la visita, il 18 febbraio 1823, del Vescovo Modesto Farina, che però ne lamentò già al-lora il cattivo stato. In seguito ci sarebbero state ben tre perizie sulla Chiesa, il 3 settembre 1823, il 25 febbraio 1826 e nel 1827, ma senza alcun esito pratico. Nella primavera del 1823 morì Giovanni Taldo e il Ginnasio rimase con un unico docente per entrambi gli anni terminali di Umanità. A succedere a Stratico, il 21 agosto 1823 fu nominato Ferdinand von Hingenau (vedi qui) quale Regio Delegato Provinciale e perciò Direttore del Ginnasio di Padova. Nell’a.s. 1823-1824 nulla cambiò.  

 Nell’a.s. 1824-1825 il Ginnasio dovette perdere Giuseppe Marchiori e rimanere così con tre docenti per i primi quattro anni di Grammatica. In compenso ebbe finalmente un secondo Professore di Umanità nella persona di Fidenzio Guzzoni, che era stato il successore dello stesso Bernardi nella carica di Direttore della Stamperia del Seminario dal 1821 al 1824. Tuttavia, il 30 novembre 1824 morì, a soli 33 anni, von Hingenau, sostituito il 2 giugno 1825 da Joseph di Pauli von Treu-heim come Regio Delegato Provinciale e perciò Direttore del Ginnasio di Padova.  In occasione del suo soggiorno a Padova tra il 15 e il 25 luglio 1825, non sembra che Francesco I d’Asburgo, Imperatore d’Austria e Re Lombardo-Veneto, abbia compiuto una visita del Ginnasio di Santo Stefano. Nell’a.s. 1825-1826 non accadde nulla di notevole. 

Nell’a.s. 1826-1827 arrivò finalmente il nuovo quarto docente di Grammatica nella persona di Giovanni Battista Cozzi, già docente nell’I.R. Ginnasio di Santa Caterina a Venezia. Nel 1827 a d’Inzaghi subentrò Johann Baptist von Spaur a Governatore Veneto. Negli aa.ss. 1827-1828 e 1828-1829 non accadde nulla di rilevante. 

Nell’a.s. 1829-1830 ci fu, dal 1° agosto 1830, un nuovo Vicedirettore del Ginnasio nella persona di Antonio Nodari (1790-1840) (professore di storia della filosofia nell’Università e membro ordinario dell’Accademia). 

Nell’a.s. 1830-1831, al posto di Guzzoni, subentrò come nuovo docente di Umanità Pietro Pasi-ni. Nel frattempo, prima del 1831, Bernardi era diventato il Cassiere dell’I.R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti in Padova, nonché suo Socio Attivo ed Emerito della Classe Matematica, e lo stesso Pasini suo Socio Corrispondente.

Figura 50. Anton von Gröller R. Delegato Provinciale dal 1835 al 1845.

Quanto alla Chiesa di Santo Stefano, dopo un’ennesima lettera di Bernardi, del settembre 1831, con cui si richiamava sull’urgenza di lavori di restauro, si pervenne infine, il 17 ottobre 1831 a un “Progetto dei lavori urgentemente necessari nella chiesa dell’I.R. Ginnasio in Padova”, ma di fatto essi non furono eseguiti (P. Val-gimigli, cit., p. 66-67). Nell’a.s. 1831-1832 ci fu l’uscita di Costantini e il rientro di Guzzoni come docente di Umanità. Negli aa.ss. 1832-1833 e 1833-1834 non ci fu nulla d’importante. 

Nel corso dell’a.s. 1834-1835, a di Pauli von Treuheim successe Anton von Gröller (vedi qui nel 1845) come Regio Delegato Provinciale e perciò Direttore del Ginnasio di Padova, nonché, il 2 marzo 1835, morì Francesco I e gli successe Ferdinando I come Imperatore d’Austria e Re Lombardo-Veneto. 

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Figura 51. Catasto Austriaco 1845 di Padova, Foglio XII, area della Delegazione Provinciale e del Ginnasio.

Negli aa.ss. 1835-1836, 1836-1837 e 1838-1839 non ci fu nulla d’importante. In ogni caso, prima del 1838, Bernardi divenne il Direttore per la classe matematica dell’I.R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti in Padova, e Guzzoni ne divenne un Membro Straordinario. Inoltre, già il 9 aprile 1838 fu completato quel che è ora noto come il Catasto Austriaco del 1845, relativo alla Città di Padova, il cui foglio XII comprende l’area del Ginnasio, qui riportata in particolare. Come si vede, l’area prospiciente gli allora denominati “Canale Bac-chiglione navigabile” e “Riviera di San Giorgio” era an-cora indicata come sede del “Palazzo di Giustizia” e in-cludeva alla sigla BF l’”Oratorio sotto il titolo di Santo Stefano aperto al culto pubblico”, ai nn. (barrati) 4651, 4677 e 4693 il “Fabbricato per uso dell’I.R. De-legazione Provinciale e del Ginnasio Regio”, nonché, a sud, al n. 4692 (fuori pianta) un “Prato Vitato” (colti-vato a vigneto) sino alla “Contrada delle Noghère” (attuale Via G. Stampa). 

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12 Figura 52 A+B: dritto e rovescio della Medaglia del Secondo Congresso degli Scienziati Italiani, Torino 1841

Poco dopo, il 6 settembre 1838, nel Duomo di Milano l’Arcivescovo Cardinale Karl Kajetan von Gaisruck unse, rivestì, armò e infine incoronò Ferdinando I a Re Lombardo-Veneto con la Corona Ferrea (già d’Italia dal 781 al 1814). Fu l’ulti-ma incoronazione in cui essa fu usata. Ferdinando I soggiornò poi a Padova dal 2 al 5 ottobre 1838, ma non visitò il Ginnasio di Santo Stefano. Nell’a.s. 1839-1840 al posto di Cozzi subentrò a nuovo docente di Grammatica Modesto Bonato, che divenne subito Membro Corrispondente dell’I.R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti in Padova. Ma l’evento più importante fu la partecipazione di Bernardi, quale uno dei due rappresentanti di essa, al Secondo Congresso degli Scienziati Italiani a Torino nel settembre 1840. Con tale partecipazione Bernardi, e indirettamente lo stesso Ginnasio, s’inseriva-no, pur entro la dimen-sione esclusivamente culturale, nel nuovo processo civile del Risorgimento italiano. E lo stesso Bernardi, insieme agli altri delegati padovani, a Torino chiese e ottenne che il Quarto Congresso degli Scienziati Italiani fosse tenuto nel 1842 proprio a Padova. 

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Figura 53 A+B: dritto e rovescio della Medaglia del Quarto Congresso degli Scienziati Italiani, Padova 1842.

L’a.s. 1840-1841 iniziò con la morte il 20 novembre 1840 di Nodari, a cui subentrò solo il 26 luglio 1841 come nuovo Vicedirettore del Ginnasio Pietro Tappari (1781-1857). Nel frattempo a nuovo Governatore Veneto fu nominato Alois Pálffy von Erdöd.

Nell’a.s. 1841-1842 a Pasini subentrò come nuovo docente di Umanità Bartolomeo Turretta. E finalmente si arrivò al Quarto Congresso degli Scienziati Italiani, svoltosi a Padova nel settembre 1842. Tappari e Bernardi erano entrambi Deputati del Comitato per le Ammissioni. Ma al Congresso parteciparono comunque diverse personalità importanti nella storia della scuola.

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Figura 54: Medaglia del Sesto Congresso degli Scienziati Italiani, Milano 1844.

Per il “personale” c’erano Giuseppe Barbieri, Giuseppe Bernardi, Giovanni Scopoli,  Pietro Tappari e Girolamo Venanzio. Ma vi erano pure cinque ex-allievi della scuola, che avevano raggiunto posizioni professionali e culturali che li ponevano per così dire alla pari, come “Scienziati Italiani”, con i loro antichi maestri e superiori. In questo incontro tra vecchie e nuove generazioni si stava così preparando il vero e proprio Risorgimento italiano. Nell’a.s. 1842-1843 non accadde nulla di rilevante.Nell’a.s. 1843-1844 al posto di Favaro si ebbe quale nuovo Catechista Domenico Tagliari. E soprattutto entrambi i “Presidi” del Ginnasio, antico, Giuseppe Barbieri, e nuovo, Giuseppe Bernardi, parteciparono anche al Sesto Congresso degli Scienziati Italiani, svoltosi a Milano nel settembre 1844.

Figura 55: J.B. Marzani, Delegato Provinciale di Padova (1845- 1848).

Poi, nell’a.s. 1844-1845, che contò su 236 “studenti pubblici”, Turetta lasciò il Ginnasio, che non ebbe perciò che un solo docente per gli ultimi due anni, di Umanità, fino alla nomina, il 7 gennaio 1845, del conte Paolo Perez (1822-1879), un Veronese di appena 22 anni, il primo Professore laico (né religioso, né prete secolare) del Ginnasio di Padova sin dalla sua fondazione, nonché destinato a divenire il “beniamino” dello stesso Bernardi. Nel settembre 1845 a von Gröller successe Johann Baptist Marzani von Steinhof und Neuhaus (vedi qui) quale Regio Delegato Provinciale e perciò Direttore del Ginnasio di Padova.  L’a.s. 1845-1846 non ebbe eventi di rilievo. Al massimo nell’a.s. 1846-1847 Salvagnini venne sostituito con Giovanni Tamburlin quale nuovo docente di Grammatica. Prima del 1847 Bonato diventò il Direttore della Classe di Filosofia e Belle Lettere dell’I.R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti in Padova, di cui Bernardi riassunse le funzioni di Cassiere e due ex-allievi divennero Membri Straordinari.

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Figura 56 A+B: dritto e rovescio della Medaglia del Nono Congresso degli Scienziati Italiani, Venezia 1847.

 E finalmente, si giunse al Nono Congresso degli Scienziati Italiani, svoltosi a Venezia nel settembre 1847. Fu il più imponente evento culturale del periodo 1814-1859: vi presero parte ben 1.478 uomini di scienza riuniti da tutta Italia nel Palazzo Ducale, allora sede dell’I.R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. E tra loro figuravano ben undici personalità che ebbero a che fare con il Ginnasio di Padova. Cinque di loro erano i ben noti Giuseppe Barbieri, Giuseppe Bernardi, Giovanni Scopoli, Pietro Tappari e Girolamo Venanzio. E ben sei erano invece ex-allievi, diversi dei quali o avevano già contribuito o stavano proprio allora per contri-buire nel modo più impressionante e decisivo al Risorgimento italiano e poi alla stessa Unità d’Italia.Infatti si era ormai arrivati all’a.s. 1847-1848. Entro il 1847 a Marzani successe Anton von Piombazzi quale Regio Delegato Provinciale e perciò Direttore del Ginnasio di Padova. E poi venne il 1848, che, se non segnò alcun evento particolare per il Ginnasio, fu alquanto significativo per Padova, il Veneto, l’Italia e l’Europa. Per Padova e per diversi ex-studenti del Ginnasio. Su ciò che qui preparò l’8 febbraio 1848, un testimone dichiarò molti decenni più tardi: 

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Figura 57 A+B: Scudo da 5 Lire della Repubblica Veneta per l’Unione Italiana, 22 marzo 1848.

“Né basta ancora. – A questo centro letterario [al giornale “Caffè Pedrocchi”] facevano degno riscontro nella Università, nel Ginnasio, nel Seminario, fra i cittadini, veri scienziati ed ingegni di primo ordine, che onoravano Padova non solo, ma l’Italia. – Fra questi rammenterò […] gli abati Barbieri, Bernardi[…]”

Ma tutto questo ebbe ben altra conseguenza quando, il 22 marzo 1848, altri ex-allievi del Ginnasio di Padova fecero partire da Venezia quel grido che scosse l’Europa tutta: la proclamazione della Repubblica Veneta per l’Unione Italiana. A essa aderì subito la stessa Padova, appena si liberò dalla presenza degli Austriaci il 24 marzo 1848. Celebrando, come in tutta la Venezia Euganea, il ritorno del Tricolore Italiano quale bandiera nazionale e di Stato, dopo la sua riesumazione nei moti del 1831 e la sua riassunzione stabile da parte di Giuseppe Mazzini per la sua “Giovine Italia”.

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Figura 58: Proclamazione della Repubblica Veneta, Venezia 22 marzo 1848 (da stampa coeva).

 Per Padova fu una breve, anche se esaltante, primavera. Finita già il 14 giugno 1848 con il ritorno degli Austriaci. Prima di esso, il Vicedirettore del Ginnasio Tappari, che in realtà era stato già un funzionario del Regno d’Italia e perciò da sempre di sentimenti nazionali italiani, preferì riparare a Venezia e infine nell’ultimo Stato del Tricolore Italiano ossia nel Regno di Sardegna. E sembra che così facesse persino il Professor Giovanni Tamburlin, riparato a Venezia. Così rimase solo Bernardi a dirigere di fatto il Ginnasio di Padova. Gli Austriaci conoscevano bene quanti e quali ex-allievi di esso e perciò di Bernardi avessero combattuto o comunque militato nelle file degli insorti, ma preferirono “soprassedere”, per il momento. Nel frattempo, in pratica sin dal 23 marzo 1848, nel Regno Lombardo-Veneto aveva assunto il potere lo stesso feldmaresciallo Josef Wenzel Radetzky von Radetz. Dal 14 giugno 1848 il Regio Vice Delegato Provinciale, Gerhard von Camposampiero, fece funzione di Regio Delegato Provinciale e perciò Direttore del Ginnasio di Padova.  

E così il Ginnasio poté iniziare, con Bernardi e il medesimo corpo docente, il nuovo a.s. 1848-1849. Ma la situazione era per così dire plumbea. Il 2 dicembre 1848 Ferdinando I abdicò a favore di Francesco Giuseppe I, nuovo Imperatore d’Austria e Re Lombardo-Veneto. E solo il 16 aprile 1849 il Ginnasio ebbe un nuovo Vicedirettore, nella persona di Antonio Maria Fabris (1805-1884), docente del Seminario. Alla caduta di Venezia, il vincitore, il generale Karl Gorzkowski von Gorzkow, assunse il 24 agosto 1849 i pieni poteri in Veneto. Francesco Giuseppe definì poi la situazione politica, nominando il 16 ottobre 1849 Radetzky a Governatore Generale Civile e Militare del Regno Lombardo-Veneto, con sede a Verona, e il generale Anton von Puchner a Luogotenente e Governatore Civile e Militare del Veneto, a Venezia.   

Nell’a.s. 1849-1850 un nuovo progetto di restauro della Chiesa di Santo Stefano, chiusa all’uso del Ginnasio sin dal 23 dicembre 1847, fu approntato il 26 marzo 1850 e ratificato il 14 agosto 1850. Nel frattempo a Puchner successe, il 22 luglio 1850, Georg von Toggenburg come Luogotenente del Veneto. 

Nell’a.s. 1850-1851 si ebbe l’epilogo, ma in grande stile, dell’attività e della stessa esistenza terrena di Bernardi sempre al lavoro nel suo ufficio, ubicato almeno dal 1842 nei locali dell’attuale Biblioteca, ma avendo da quel momento Domenico Favaretti come professore assistente. Gli interessi scientifici di Bernardi si erano ormai orientati da più di dieci anni nel campo delle scienze neuropsicologiche applicate alla pedagogia. Ora sia la sua esperienza dirigenziale scolastica, sia tali studi, di cui aveva presentato ben tre memorie nell’Accademia Patavina, stavano per essere valorizzati. Infatti il giornale di Milano “La Bilancia” nel suo numero del 4 febbraio 1851 così diceva: 

“Allo scopo di porre una solida base alla desiderata riforma degli studj nel Regno Lombardo-Veneto, il Ministero del Culto e della Pubblica Istruzione ha giudicato opportuno di giovarsi dei lumi e del consiglio di nazionali [Lombardo-Veneti] che alla dottrina ed esperienza congiungessero la cognizione dei bisogni ed interessi locali. Per questo effetto va ad essere attivata col giorno 12 corrente [12 febbraio 1851] in Verona una Commissione, la quale, rilevati i difetti delle attuali discipline scolastiche, ed avuto riguardo alle esigenze della presente civiltà, abbia a proporre i principj generali su cui dovrà fondarsi il nuovo ordinamento della pubblica istruzione, nei vari suoi rami e studj, escluso per ora l’insegnamen-to popolare, che sarà oggetto di cure speciali. E nell’intendimento di chiamare a far parte di siffatta Commissione, per quanto lo concedono il numero limitato de’ suoi membri, e le materie da trattarvisi, chi per sapere, e per servigj resi all’istruzione, ed alle scienze non meno che per vero amore al pubblico bene fosse dal pubblico giudizio annoverato fra i più distinti, S.E. il sig. Feld-Maresciallo conte Radetzky, Governatore generale Civile e Militare del Regno Lombardo-Veneto, ha nominato le seguenti persone: […] Per le provincie Venete. […] Dottor Girolamo Venanzio, membro dell’I.R. Istituto, ecc. […] Sacerdote Giuseppe Bernardi, prefetto di Ginnasio in Padova, ecc.”

Figura 59: H. Fini, Delegato Provinciale di Padova (1851-1859).

  Nel frattempo fu infine nominato, il 16 marzo 1851, il nuovo Regio Delegato Provinciale e perciò Direttore del Ginnasio di Padova nella persona di Hieronymus Fini von Jablanaz und Gutenegg (vedi qui). Tuttavia, per quanto intensi potessero essere gli incontri di Verona, essi furono, per Bernardi, di breve durata: il 12 o il 13 luglio 1851 egli terminava qualunque attività e la vita terrena, assistito, per propria scelta, solo da Paolo Perez, al quale consegnò tutti i suoi scritti. La conseguenza fu immediata: nell’estate del 1851 lasciarono il Ginnasio pure due professori, Modesto Bonato (in pensione) e anche lo stesso Paolo Perez, accusato dalla polizia di aver tramato con lo scomparso Bernardi disegni eversivi contro lo Stato. Di questi nel frattempo giungevano però a maturazione gli ultimi sforzi. Infatti da Vienna furono inviati il 17 settembre 1851 a Milano e a Venezia le “Ordinanze del Ministero del Culto e dell’Istruzione agli I.R. Signori Luogotenenti a Milano e Venezia, riguardo all’organizzazione dell’istruzione ginnasiale nel Lombardo-Veneto”. Esse richiamavano la necessità che per l’a.s. 1851-1852 si procedesse all’unificazione di Ginnasi e Licei sotto un’unica direzione ed elencavano le risultanze dei lavori della Commissione di Verona: 1) in ogni città del Lombardo-Veneto ove fosse presente un Liceo statale, questo doveva essere aggregato a un Ginnasio statale locale sotto un unico Direttore e con la denominazione di “Ginnasio Liceale”; 2) per le città universitarie di Pavia e di Padova, dove non esistevano Licei, il Ginnasio statale locale doveva in ogni caso avere una settima classe per l’a.s. 1851-1852 e un’ottava classe per l’a.s. 1852-1853, con professori universitari impiegati nello stesso Ginnasio Liceale; 3) ogni Ginnasio Liceale doveva avere un suo proprio Direttore, che avrebbe dovuto essere uno degli stessi docenti, sia pur a orario di lezioni ridotto; 4) il Direttore avrebbe potuto scegliere, tra i docenti, un “Direttore Assistente”, mantenendo la piena responsabilità sugli atti della scuola. Vienna stabilì inoltre, il 6 novembre 1851, che l’allora Vicedirettore del Ginnasio Fabris avrebbe dovuto essere per il momento il Vicedirettore dello stesso Ginnasio Liceale di Padova. In tal modo il Ginnasio di Padova ritornava a essere come doveva essere, e in un certo senso fu, nei primi quattro anni della sua storia, sulla base del Decreto Vicereale italiano del 29 gennaio 1811: un Ginnasio con l’aggiunta di cattedre liceali. Ossia un Ginnasio Liceale. E con notevoli mutamenti.

37

 Vincenzo Dandolo (1758-1819) era stato uno dei capi della Municipalità di Venezia nel 1797, poi membro del Corpo Legislativo della Repubblica Cisalpina, poi Provveditore della Dalmazia e fondatore del Regio Liceo di Zara, e infine Senatore del Regno d’Italia.  

38

 Vedi Ricordi di Tullio Dandolo. Terzo Periodo (1824-1835), Assisi, Tipografia di Domenico Sensi, 1868, pp. 541-542.

39

 Cfr. R. DONADELLO, Il Tito Livio dalla sua istituzione all’unione del Veneto all’Italia: 1819-1866, in Ginnasio Liceo Tito Livio, Annuario 1985-86, p. 111.

40

 E.N. LEGNAZZI, L’8 Febbraio 1848 in Padova, Padova, 1892, p. 10. 

41

 Con il nome di Giovanni Tamburlini, egli sarebbe diventato poi docente del Ginnasio San Procolo a Venezia, dove lo avrebbe conosciuto Ernst Gnad, il docente austriaco di lingua tedesca allora alla sua prima esperienza d’insegnamento in un Ginnasio veneto, prima di approdare a quello di Padova.