4. Il primo anno del Ginnasio Comunale di Padova (1811-1812)

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Figura 9-­‐ P. Chevalier, Piazza delle Statue a Padova, 1820 ca.

Questa scuola dunque si affacciò al mondo nella forma immediata di quella che è tuttora la piazza cittadina più grande d’Italia, il Prato della Valle, detto allora “Piazza delle Statue” (all’epoca ne mancavano ancora cinque delle attuali),  che doveva esser simile all’immagine qui riportata (fig. 9), risalente al 1820 circa, cioè  più sobria rispetto al passato e al futuro. Ma la scuola stessa sorgeva pure all’ombra di quella che è tuttora la più grande chiesa delle Tre Venezie, la Basilica di Santa Giustina, che doveva anch’essa esser simile all’immagine coeva qui riportata (fig. 10) e rispetto alla quale l’ex-Monastero, sede della scuola, sembra alquanto piccolo. Ma è solo un’impressione. Infatti, se si guarda alla stupenda pianta del 1690 qui riportata (fig. 11), si apprezza l’estensione e la  complessità degli spazi di esso, anche rispetto alla Basilica.

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Figura 10. P. Chevalier, Basilica di Santa Giustina a Padova, 1820 ca.

Se poi si considera che il complesso si eleva su tre piani, come dalla planimetria del 1694 qui riportata (fig. 12), si ha la precisa percezione dell’am-piezza degli stessi spazi coperti. In un simile ambiente il nuovo Collegio di Santa Giustina (e in esso il Ginnasio Comunale) si apprestava a iniziare la propria attività. Ma ben presto cambiarono, ancora una volta, i termini di essa. Infatti già il 17 aprile 1811 Scopoli aveva chiesto a Vaccari l’erogazione immediata di parte dei finanziamenti statali previsti, ai fini di pagare le avvenute opere di adattamenti dei locali di Santa Giustina. Al che Vaccari gli replicò il 29 aprile 1811 respingendo la richiesta come lesiva del Decreto Vicereale del 29 gennaio 1811, che prevedeva tali fondi solo per l’inseri-mento delle classi liceali previsto nei tre Collegi, tra cui quello di Santa Giustina a Padova, e consigliava dunque Scopoli di rivolgersi direttamente a Eugenio.

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Figura 11. Il Monastero di S. Giustina del 1690.

E così Scopoli fece il 1° maggio 1811. L’effetto di tale richiesta fece scoprire a Eugenio il vero motivo di debolezza del suo stesso Decreto Vicereale del 29 gennaio 1811: l’aver preteso di innestare classi liceali in preesistenti Ginnasi, senza valutare l’impatto complessi-vo che tale inserimento avreb-be determinato per l’intera singola scuola. E perciò, senza clamore, alterò profondamen-te, di concerto con Vaccari, lo stesso assetto dell’intera Pubblica Istruzione. Il 3 giugno 1811, infatti, emanò un Decreto Vicereale con cui rendeva noto al nuovo Dipartimento dell’Alto Adige un “Regolamento relativo alla Pubblica Istruzione”, come una sorta di Testo Unico in materia. Se non che, in tale Regolamento, si affermava che la Pubblica Istruzione si suddivideva in Istruzione Elementare, con Scuole Comunali a spese dei Comuni, Istruzione Media con i Licei e Istruzione Sublime con le Università, entrambe invece a spese dello Stato.

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Figura 12. Planimetria dei diversi livelli del Monastero di S. Giustina, 1694.

Sembravano spariti i Ginnasi. Ma subito dopo si affermava che l’Istruzione Elementare si divideva in Inferiore, conferita in ogni Comune nelle Scuole Normali, e in Superiore, offerta nei Ginnasi, i cui insegnanti, come quelli delle Scuole Normali, venivano con ciò designati comunque come Maestri, riservando il titolo di Professori ai docenti dei Licei e delle Università. Con questo Decreto Vicereale dunque il Ginnasio e il Liceo cessavano di essere due tipi d’istruzione media paralleli e distinti solo per numero di discipline insegnate, bensì il Ginnasio, quale scuola d’Istruzione Elementare Superiore, era rivolto anzi all’accesso allo stesso Liceo. Con ciò di fatto cadeva il divieto di tenere un Ginnasio Comunale in una città universitaria, dato che esso era ormai solo una scuola d’Istruzione non più Media, bensì Elementare e come tale possibile, come le Scuole Normali Comunali, in ogni Comune.

Anzi questo mutamento determinò la definitiva conformazione del rap-porto tra Ginnasio e Liceo come di due differenti gradi dell’Istruzione, contigui e strettamente collegati, ma uno “inferiore” all’altro e semmai in funzione dell’altro. La conseguenza immediata del mutamento predetto fu peraltro che veniva meno lo stesso impianto originario del Decreto Vicereale del 29 gennaio 1811. Infatti ora si parlava solo di Licei e di Licei Convitti. E si precisava che questi ultimi erano già completati nel loro numero; non ve ne sarebbero stati altri. Ma si dava invece la possibilità al singolo Comune che volesse “erigere un Convitto a sue spese” di chiederne “l’approvazione al Governo, esponendo i mezzi che avrebbe per sostenerlo”. Anzi, dato che erano spariti dalle Università i cosiddetti “studi filosofici” ossia gli insegnamenti comuni e propedeutici alle diverse Facoltà ed essi erano riservati solo agli stessi Licei, spariva con ciò di fatto anche il divieto di tenere Licei Statali in città universitarie come appunto Padova. 

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Figura 13. Canaletto, Prato della Valle (limite meridionale), 1745 ca.
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Figura 14. Catasto Napoleonico di Padova (1811), zona tra il Prato della Valle e le Mura Veneziane

Nel frattempo Scopoli aveva chiesto al Prefetto del Monte Napoleone di vendere all’abate Barnaba, che, in quanto “socio accomandatario” del “socio accomandante” che era la Direzione Generale della Pubblica Istruzione, veniva presentato non già come il Rettore del Collegio, bensì come il suo Provveditore, titolo proprio del reggente di ogni Regio Liceo Convitto, il citato ex-Monastero della Misericordia (nella fig. 13 come appariva ancora nel 1811), in modo da far conseguire al Collegio di Santa Giustina un’estensione pari al riquadro qui riportato (fig. 14) del Catasto Napoleonico di Padova (completato il 30 agosto 1811). Detto Prefetto replicò il 1° giugno 1811 chiedendogli conferma del carattere pubblico del Collegio di Santa Giustina. E proprio per dare tale conferma Scopoli scrisse il 5 giugno 1811 due lettere, una al citato Prefetto, l’altra allo stesso Ministro delle Finanze Giuseppe Prina. Nella lettera al suddetto Prefetto veniva pure precisato : “ […] disposero immediatamente per il collocamento degli indicati stabilimenti, e principalmente del Collegio il quale è aperto, e contiene 75 alunni colla certezza che questi arriveranno nel prossimo anno scolastico a 120 circa.”  Si trattava dell’annuncio ai massimi livelli statali dell’avvenuta nascita del Collegio di Santa Giustina a Padova, che nell’agosto 1811 si preparava già ad iniziare il suo primo anno scolastico completo anche con un’adeguata promozione pubblicitaria di tutta la sua “offerta formativa”. Solo il 30 agosto 1811 però Zecchini trasmise a Scopoli le ci-tate “duple” per quasi tutte le cattedre liceali previste per esso. In ogni caso, entro il settembre 1811 il Collegio iniziava il suo primo anno scolastico completo, con tutte le sue attività a pieno regime, compreso il suo Convitto. Ed entro la stessa data Barnaba, di concerto con il Comune di Padova, nominò l’abate Giuseppe Barbieri a insegnante di Retorica nel Ginnasio Comunale e insieme a Censore, ma con il titolo preciso di “Prefetto degli Studi”, per tutte le scuole presenti nel Collegio di Santa Giustina. 

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Figura 15. A. Biasioli, Giuseppe Barbieri (entro il 1827)

Giuseppe Barbieri (1774-1852) (fig. 15) fu l’uomo con cui, soprattutto sotto il profilo didattico-educativo, tutti i cittadini, e in primo luogo gli allievi e le loro famiglie, identificarono per anni lo stesso Collegio di Santa Giustina e in particolare il suo Ginnasio Comunale, che in ogni caso ebbe in lui il suo primo “Preside” o, come oggi si dice, “Dirigente Scolastico”. Nato a Bassano del Grappa, aveva studiato nel Seminario di Padova, poi nel Collegio dei Nobili presso il Seminario di Treviso e infine privatamente a casa propria, iscrivendosi poi a Giurisprudenza a Padova. Tuttavia aveva seguito pure le lezioni di Melchiorre Cesarotti, come pure corsi di ermeneutica sacra. Laureatosi in Giurisprudenza, si era fatto monaco benedettino nell’Abbazia di Praglia, dove nel 1800 era divenuto maestro di umanità e retorica nel locale Collegio. In quegli anni, Cesarotti, nel corso delle sue frequenti visite dalla propria villa di Selvazzano a Praglia, prese in benvolere Barbieri e lo incoraggiò a scrivere poesie per la pubblicazione.

Comparvero così p.e. il Poemetto Bassano (aprile 1804), il Poema Le Stagioni (autunno 1805), il Poemetto I Colli Euganei (agosto 1806). Cesarotti fece anzi entrare Barbieri nel 1806 come Socio nell’Accademia Patavina. Nell’estate 1807 Barbieri pubblicò il componimento poetico La Sala di Fisica Sperimentale (in onore dei nuovi laboratori di fisica introdotti con la nascita dei Licei Nazionali). Aveva pure pubblicato nell’aprile 1808 il saggio Considerazioni sul Poema di Pronea (composto dallo stesso Cesarotti), inviandolo prima a Eugenio per ottenere il permesso di una dedica a lui diretta, concesso nel gennaio 1808. Poco dopo, con decreto da Padova del 19 febbraio 1808, Eugenio nominò Barbieri a successore di Cesarotti nella cattedra universitaria di Belle Lettere, anche se di fatto fu fin dall’inizio, dal 5 maggio 1808, docente solo di Lingua e Letteratura Greca, inaugurandovi le sue lezioni con una prolusione tenuta il 2 giugno 1808 e sostituendo Cesarotti anche nella carica da questi occupata nell’Accademia Patavina. Dopo la morte di Cesarotti il 4 novembre 1808, ne tenne il discorso funebre il 18 novembre 1808 e ne divenne l’erede della biblioteca, il curatore dell’edizione delle opere (compreso l’epistolario) e l’autore di una biografia [3]. Si era infine dimesso dall’Università nell’estate 1810 per la soppressione della cattedra di Greco. Ora, a 36 anni, affrontava un inedito incarico, molto più impegnativo sotto il profilo sociale e civile, e lo avrebbe svolto nel migliore dei modi. 

Nel frattempo però la situazione normativa continuava a mutare. Con Decreto Vicereale da Stra dell’11 ottobre 1811 Eugenio ristabilì l’obbligo per chiunque volesse accedere all’Università di superare un preliminare esame di ammissione, che avrebbe responsabilizzato ulteriormente il Liceo di provenienza dell’interessato.

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Figura 16. Catasto Napoleonico di Padova (1811): gli Orti di S. Giustina.

Con un altro decreto da Venezia del 21 ottobre 1811 Eugenio previde inoltre un apposito “costume” (cioè toga) per i docenti dei Licei, come già per quelli universitari. In quel periodo il Monte Napoleone ritornò alla carica, sostenendo che gli stessi “Orti” di Santa Giustina (nella fig. 16 evidenziati in un più ristretto riquadro del citato Catasto Napoleonico) non appartenessero al Comune di Padova, al fine di poterli così vendere a privati. Ci fu persino una visita di Vaccari a Padova anche del Collegio di Santa Giustina tra il 12 e il 13 ottobre 1811 [4] e infine un definitivo rapporto chiarificatore di Scopoli a Vaccari il 6 novembre 1811. Poco dopo Zecchini trasmise a Scopoli il 13 novembre 1811 pure le “duple” mancanti per gli insegnamenti liceali. Ma proprio allora tutto, ancora una volta, cambiò.

A Milano il 15 novembre 1811 Eugenio emanò infatti il Decreto Vicereale conclusivo della legislazione italiana sui Ginnasi e sui Licei. In esso i Ginnasi erano confermati essere istituti d’istruzione elementare superiore i cui insegnanti erano “Maestri” e le cui discipline erano “Scuole”. Il loro corso doveva essere di quattro anni con cinque o sei Maestri in tutto. I primi due anni erano quelli di “Grammatica”, il terzo di “Umanità” e il quarto di “Rettorica”. Ogni trimestre vi doveva essere un esame generale di ogni singolo allievo. Alla fine di ogni anno scolastico doveva esserci la cerimonia di premiazione degli studenti migliori di ogni anno di corso da parte del Podestà. Alla fine dell’intero corso quadriennale, il 1° luglio, ci sarebbe stato l’esame finale, anche per i “privatisti”, per conseguire la “Patente” per poter partecipare all’esame d’ammissione al Liceo. Vi sarebbe stato infine un riconoscimento nazionale ai migliori studenti di famiglia povera in forma di esenzione totale dalle spese di frequenza del Liceo. I Licei avevano invece per docenti dei “Professori” e i loro insegnamenti erano le “Cattedre”. Uno di loro era lo stesso “Reggente” del Liceo. Le loro attività annuali dovevano iniziare il 1° novembre e concludersi il 14 novembre con l’esame d’ammissione dei nuovi iscritti al Liceo. Il 15 Novembre vi sarebbe stata l’inaugurazione dell’anno scolastico con un discorso di uno dei Professori. Si confermava che i Licei Convitti avevano in più un proprio Ginnasio incluso con i relativi Maestri. In ogni caso ogni tipo di Liceo ormai doveva avere un corso di soli due anni, basato solo su cinque Cattedre, altrettanto biennali, con conseguente accorpamento ad esaurimento delle cattedre esistenti e quindi cessazione dei concorsi. Per i futuri nuovi Licei (cioè il secondo Liceo di Milano e quelli di Bologna e di Padova) si sarebbe dunque provveduto solo a nomine provvisorie. Le discipline insegnate nel primo anno dovevano essere: Logica e morale; Storia, geografia, belle arti; Matematica e disegno. Le discipline insegnate nel secondo anno sarebbero state: Storia e belle arti; Scienze naturali ossia fisica, chimica e storia naturale. In esso era prevista pure una disciplina a scelta, a seconda del diverso orientamento universitario: il Disegno per la scelta della facoltà fisico-matematica o di quella medico-chirurgica; e le Istituzioni civili per la scelta della facoltà legale. Ogni lezione sarebbe durata due ore, comprese le interrogazioni. L’insegnamento di Logica e morale doveva esser tenuto in latino. Quello di Storia doveva esser svolto, talora, non solo in latino, ma anche in francese (come in inglese nell’attuale Content and Language Integrated Learning, CLIL, sempre per l’”immersione linguistica”). L’esame finale del corso liceale, anche per i “privatisti”, doveva iniziare il 15 luglio e, se superato, consentiva l’acquisizione della “Patente” per partecipare all’esame d’ammissione al-l’Università. Alla fine di ogni anno scolastico ci sarebbe stata la cerimonia della distribuzione dei premi ai migliori allievi di ogni anno di corso e di ogni disciplina, alla presenza del Prefetto del Dipartimento, che avrebbe ricevuto dal Reggente i migliori elaborati e li avrebbe trasmessi al Ministro dell’Interno, che li avrebbe consegnati all’Istituto Reale Italiano di Scienze, Lettere ed Arti, che, nell’ambito del “concorso generale dei Licei”, li avrebbe esaminati e determinato quali fossero i sette componimenti migliori. Questi sarebbero stati l’oggetto dell’”annuale distribuzione dei grandi premi”, da svolgersi “nel Palazzo Reale delle Scienze e delle Arti” cioè nel Palazzo di Brera a Milano, alla presenza dei membri dello stesso Istituto, da parte del Ministro dell’Interno (Vaccari) affiancato dal Direttore generale della Pubblica Istruzione (Scopoli) e dal Presidente dello stesso Istituto (Giovanni Paradisi), il 15 agosto, nel contesto della distribuzione, già in vigore, dei “premi all’industria nazionale”, con pubblicazione dei nomi degli allievi, dei loro docenti e del loro Liceo. Gli allievi avrebbero ottenuto pure l’esonero totale dalle tasse universitarie.

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Figura 17. Carta dell’Italia (Direzione Generale di Pubblica Istruzione per uso delle scuole del Regno d’Italia, 1812)

Infine si prevedeva pure l’introduzione di libri di testo comuni per tutti i Ginnasi e per tutti i Licei, compresa la prima carta geografica scolastica cioè la “Carta dell’Italia colle presenti sue divisioni politiche approvata dalla Direzione Generale di Pubblica Istruzione per uso delle Scuole del Regno d’Italia”, del 1812 (fig. 17). Infine si prevedeva che, oltre a tre ispettori generali della Pubblica Istruzione con mandato a tempo indeterminato, fossero nominati altri tre ispettori generali con mandato provvisorio e ulteriore rispetto alla loro mansione ordinaria di professori universitari.

Era chiaro che, con una simile nuova normativa sui Ginnasi e sui Licei, Scopoli non poteva che respingere di fatto il 21 novembre 1811 le “duple” delle cattedre liceali statali previste per il Ginnasio Comunale di Padova, presentategli a suo tempo da Zecchini. Infatti si trattava ormai d’istituire, pur sempre a Santa Giustina, un Regio Liceo (statale) del Dipartimento del Brenta, perciò ben distinto dal già presente Ginnasio Comunale di Padova. In ogni caso, i previsti tre ispettori generali della Pubblica Istruzione con mandato provvisorio furono presto nominati con Decreto Vicereale del 29 novembre 1811 nelle persone di un professore universitario di Pavia, uno di Bologna e uno di Padova. Quest’ultimo era Daniele Francesconi, Direttore della Biblioteca Universitaria, nonché Professore del “Codice Napoleone comparato col diritto romano”.

Per il momento, comunque, era sempre il Ginnasio Comunale di Padova a tenere il raccordo con l’Università e infatti i Maestri di esso, nel frattempo, parteciparono, su invito, alla cerimonia per l’inaugurazione del nuovo anno accademico nell’Aula Magna dell’Università l’11 dicembre 1811. Il Ginnasio Comunale stava già traducendo in atto quanto previsto in tale Decreto Vicereale per “tutti i Ginnasj che esistono nel Regno a carico dei Comuni” e dunque pure per esso, in particolare riguardo agli esami periodici previsti dall’art. 3. E i risultati ben presto si videro, tanto che il Collegio di Santa Giustina in quanto tale salì ormai all’onore delle cronache. Il “Giornale del Brenta” del 28 marzo 1812 narrò come il Collegio, sotto la direzione di Barnaba, avesse iniziato il nuovo anno scolastico con “ben” 110 allievi e con Barbieri alla guida in particolare del Ginnasio Comunale. Sotto tale guida gli allievi di quest’ultimo avevano già sostenuto con successo il loro previsto esame nei giorni 23 e 24 marzo 1812, al cospetto di un colto pubblico accorso per l’evento. Non si mancava, tra i vari dettagli, di far notare la presenza in sala di un accorgimento didattico di Barbieri ossia dei “Quadri sinottici delle due lingue, Italiana e Latina, ad uso del Collegio di Santa Giustina di Padova” [5], una sorta di raffronto sistematico di corrispondenze linguistiche tra italiano e latino, in forma sintetica di tavole, volto a rafforzare reciprocamente l’apprendimento di entrambe le lingue. Quest’articolo di quotidiano segnò per così dire l’effettiva acquisizione della cittadinanza patavina per il Ginnasio Comunale di Padova. Pochi giorni dopo, il 6 aprile 1812, Barbieri si recò nella sua antica dimora ossia a Praglia, a reclutare, invano, un ex-Benedettino, maestro della locale Scuola Elementare comunale, a passare a quella del Collegio di Santa Giustina. Più fortuna ebbe con il suo ex-collega del Collegio di Praglia, allora vice-parroco di Teolo per Praglia, Benedetto Fiandrini, che teneva già dal 1790 la Cronaca del Convento di Praglia, una sorta di diario durato per molti decenni, davvero prezioso e per fortuna conservatoci nel suo unico esemplare manoscritto. Infatti Fiandrini stesso descrisse tale incontro, definendo Barbieri “pubblico professore del Liceo, e Collegio di Santa Giustina” e precisando che questi lo invitava “per parte del prefetto Zecchini” (dunque con due espressioni che sottolineavano il carattere comunque pubblico delle scuole presenti a Santa Giustina) ad assumere l’insegnamento di “Disegno, architettura civile e ornato” (disciplina del quarto e ultimo anno di corso), nonché per organizzare e dirigere una compagnia teatrale amatoriale studentesca, nello stesso Ginnasio Comunale di Padova. E Fiandrini, per nostra fortuna, non rifiutò. Anzi, il “Giornale del Brenta” ebbe modo di ritornare sul Collegio di Santa Giustina con un nuovo articolo del numero dell’11 aprile 1812, in cui si riferiva sulla Prolusione (per il secondo semestre) tenuta in latino da Barbieri a Santa Giustina il 9 aprile 1812 davanti a un folto pubblico colto, nonché a Zecchini e a Da Rio, sulla ratio studiorum da lui ideata per il Ginnasio Comunale di Padova, che non si scostava affatto da quanto previsto dal Decreto Vicereale del 15 novembre 1811 per “tutti i Ginnasj che esistono nel Regno a carico dei Comuni”, se non per “il far precedere alla Grammatica gli elementi delle due storie, civile e naturale” cioè di storia e di scienze naturali. Barbieri concluse infine la sua Prolusione “coll’elogio di Albertino Mussato” [6]. 

Si chiudeva così degnamente il primo anno di vita del Ginnasio Comunale di Padova, nato in primo luogo sotto l’impulso del Prefetto Zecchini. Tuttavia, il 13 aprile 1812 Napoleone nominò con Decreto Reale a nuovo Prefetto del Dipartimento del Brenta Ferdinando Porro, che avrebbe portato a compimento l’opera del suo predecessore. 

3- Solo nel 1827  la città di Padova avrebbe peraltro espresso il meritato riconoscimento alla figura di Melchiorre Cesarotti, erigendo in suo onore la quintultima statua di Prato della Valle.
4- Questa visita di Luigi Vaccari, Ministro dell'Interno del Regno d'Italia, al Collegio di Santa Giustina tra il 12 e il 13 ottobre 1811 fu dunque la prima di una ben lunga serie di visite delle più eminenti autorità politiche alla scuola che in quel Collegio era sorta.
5- Cfr. Quadri Sinottici ad uso del Collegio di S. Giustina raccolti e ordinati dall’Abate Giuseppe Barbieri P.P. di Diritto Naturale e Sociale nella R. Università, Segretario dell’Accademia de Scienze, Lettere ed Arti, e Prefetto agli Studj del Ginnasio e Collegio suddetto, Padova, Tip. Seminario, 1814.- 
6- Cfr. Oratio I De Recta Studiorum Ratione, in Opere di Giuseppe Barbieri, Tomo Quarto: Orazioni di Giuseppe Barbieri, Padova, 1821, pp. 95-113. Le sue parole finali furono: “Exsurgite itaque animis, Adolescentes (vos nempe Tullius hortatur) atque in id studium in quo estis, ut et vobis honori, et amicis utilitati, et Reipublicae emolumento esse possitis.